24 Giugno 2016 di Mezzapelle Vito
L’uscita del Regno Unito dall’UE non sarebbe “un evento apocalittico”, secondo l’analisi di Nomisma, ma uno “scossone all’economia” non indifferente con ricadute anche in Italia, soprattutto in regioni come la Basilicata e settori come il vino, che risultano più dipendenti dal commercio con Londra.
Per l’Italia il Regno Unito pesa per il 5,4% dell’export, quasi tutto è composto da prodotti del manifatturiero. Considerando i singoli comparti, si va dal minimo di 0,2% del tabacco al massimo del 13% delle bevande (soprattutto il vino) e del 10% dei mobili, questa l’analisi di Nomisma sugli effetti del Brexit sull’Italia a livello settoriale e regionale, preparata da Andrea Goldstein, Managing Director e Luca Incipini Junior Consultant.
A livello territoriale è la Basilicata la più esposta – 16% del totale. La spiegazione è facile, le Jeep Renegade e 500X che escono dallo stabilimento di Melfi. Con un’esposizione UK superiore al 10% dell’export globale troviamo anche il manifatturiero dell’Abruzzo (10,6% per 778 milioni di euro) e l’agricoltura e pesca della Campania (12,6% e 55 milioni). La bilancia dei servizi è fatta anche di flussi turistici. Il Regno Unito occupa la quarta posizione tra i mercati di provenienza nel 2014 (3,1 milioni di arrivi e 11,9 milioni di presenze). Molto gettonata la Valle d’Aosta, dove la clientela britannica pesa per il 6 % di tutti gli arrivi e il 25% di quelli dall’estero. Per spesa giornaliera pro capite i britannici sono tra gli europei quelli che spendono di più (123 euro).
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