28 Luglio 2007 di Mezzapelle Vito
Mozia, quaranta ettari di storia sospesi sul mare che, insieme all'Isola Longa, a quella di S. Maria e della Schola, formano le isole dello Stagnone, la più grande laguna della Sicilia. Insediamento Fenicio – Punico tra i più importanto del Mediterraneo, l'Isola divenne un sito strategico per la sua vicinanza alla potente Cartagine…
Il primo impianto di uva Grillo a Mozia è probabilmente da far risalire all’inizio dell’Ottocento, quando tutta la zona del marsalese venne “scoperta” dagli inglesi come adatta alla produzione di un vino da utilizzare al posto del Porto come razione dei marinai della Marina Inglese. Non è escluso che anche precedentemente ci fossero stati vigneti a Mozia, ma non esistono documenti a tale proposito.
Certamente con il passaggio dell’intera proprietà dell’isola a Giuseppe Whitaker, appartenente ad una famiglia inglese la cui fortuna era dovuta anche al commercio del vino Marsala, la coltura della vite venne mantenuta.
Per quel che riguarda la possibile presenza di vigneti sull’isola all’epoca fenicia e punica, quindi in un periodo compreso tra il VII e il IV sec. a.C. non abbiamo alcun tipo di documentazione.
Nell’antichità (inizi primo millennio) il vino di Canaan (Fenicia, odierno Libano) era rinomato e nei culti delle divinità dell’area siro palestinese era sempre presente una libagione di vino, con cantine all’interno dei templi; probabilmente si trattava di un vino molto dolce o speziato.
In Sicilia, per il periodo in questione, testimonianze archeologiche o ampelografiche sono, per ora, presenti solo nell’area della Sicilia orientale colonizzata dai Greci e non possiamo dire se le anfore rivenute a Mozia, di produzione locale o prodotte in altre località fenicie, contenessero vino.
La coltivazione del vigneto nel corso del XX secolo avveniva con l’utilizzo di mezzadri, i quali portavano a terra la loro parte di raccolto servendosi di carri che percorrevano l’antica “strada sommersa” che i Fenici costruirono nel VI sec. a.C. per collegare l’isola alla terraferma.
Alcuni dei nomi dei mezzadri sono rimasti ad indicare i campi da loro coltivati o i magazzini da loro occupati(Marino, Passalacqua) mentre altre zone hanno nomi legati alla loro estensione (dodici tumoli) o la forma del fondo (la vela).
Oltre ai magazzini nei campi, ancora esistenti, era presente sull’isola una cantina posta nel centro abitato, realizzata utilizzando una vecchia casa colonica, costruita su resti e con i resti degli edifici dell’antica città di Mozia.
Negli anni successivi al secondo dopoguerra l’accresciuta produzione richiese un ulteriore edificio, costruito contiguo al primo, all’interno del quale vennero collocati tre silos in cemento.
Durante gli anni Settanta del ‘900 alcune zone di vigneto, a causa del periodo di siccità, seccarono e non vennero sostituite e si arrivò, alla fine del secolo scorso ad avere solo circa tre ettari, si di una superficie complessiva di circa quarantacinque, coltivati a vigneti. Parallelamente si interruppe la vinificazione sull’isola e i due edifici della cantina si trasformarono in magazzini, ricettacolo di oggetti rimessi.
Proprio in questi due magazzini, nel corso di lavori di ristrutturazione degli edifici di Mozia, nel eseguire un controllo delle fondamenta della vecchia cantina, sono venuti alla luce i resti di due isolati dell’antica città, con materiali databili tra l’inizio del VII sec. a.C e la metà del IV sec. a.C.
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